Non si può parlare di un post Covid piuttosto di una convivenza con una diversa dimensione vissuta dagli italiani che cambiano abitudini, senza perdere di vista la massima cura per quello che si mette nel piatto
Che la pandemia abbia cambiato le abitudini di molti è un dato di fatto e lo è ancora di più per quei settori che, tradizionalmente, avevano uno stretto rapporto con l’utente finale; uno tra tutti quello legato alla ristorazione. Sono innegabili i disagi che ormai da mesi hanno messo a dura prova tutti coloro che gestiscono attività come ristoranti e bar: un circolo vizioso legato non solo ai divieti sanitari ma anche alle nuove abitudini adottate dagli italiani stessi come, ad esempio, lo smart working. Ciò significa che la filiera che fino a poco più di un anno fa ruotava attorno alla giornata tipo di un impiegato (dalla colazione passando per la pausa pranzo e ai vari caffè) si ritrova oggi completamente sprovvista di quegli introiti che un tempo erano diventati una quota di guadagno sicuro.
L’accelerazione di un fenomeno che era già embrionale
È dunque innegabile che un adeguamento alle nuove tendenze sia doveroso, anche per il settore food. Di fatto una certa metamorfosi del modo di fruire di questi servizi era già in atto: la pandemia da Covid 19 ha, per così dire, accelerato un fenomeno in crescente espansione, ovvero quello del delivery. Certamente una necessità a questo allineamento, ha dettato nuovi canoni anche per ristorazione stellata. Cosa è accaduto? Prima di tutto è superata l’idea che il cosiddetto servizio a domicilio sia prerogativa solo della pizza della domenica sera: oggi consumare piatti gourmet tra le mura domestiche è, per tanti, l’appuntamento fisso del weekend o la risorsa per festeggiare una ricorrenza speciale. Sta di fatto che la crisi nella ristorazione si è avvertita in maniera consistente ma è pur vero che ciò ha modificato, forse snellito, ma senz’altro ridefinito tutte le figure professionali che ruotano attorno a questi servizi.
La tecnologia e la ricerca dell’eccellenza con un’attenzione al green
La tecnologia è un elemento fondamentale per sfruttare al massimo tali opportunità: ciò compatibilmente a una utenza sempre più giovane e notoriamente avvezza all’utilizzo di app che offrono una varietà di prodotti per tutte le necessità e rispettosi anche dell’ambiente. A tal proposito sono sorte numerose startup che consegnano cibo a domicilio evitando gli sprechi e riducendo le emissioni di CO2 con la formula a KM 0. Un fenomeno diffuso prevalentemente nelle grandi città dove le possibilità di scelta sono spesso maggiori. Nel cambiamento delle abitudini culinarie del belpaese non sono trascurabili quelle che prediligono l’assoluta qualità, già caratteristica presente nel DNA di ogni italiano ma oggi, se possibile, ricercata con estrema attenzione. Il vezzo dell’alta cucina resta, così come il gusto di soddisfare il palato con piatti gourmet. Ciò non esclude un’altra risorsa: quella del servizio catering che punta su una clientela selezionata e con un target medio alto. Questo consente dunque di cambiare prospettiva e di applicare, dove possibile, una lettura laterale della questione cercando di sfruttare a proprio favore le nuove richieste del mercato per una economia rinnovata, più sostenibile e che risulti appagante sia per chi offre il servizio e sia per chi ne usufruisce. Una formazione professionale in grado di consentire una maggiore capacità di gestione di queste nuove e importanti tendenze, diventa necessaria per realizzare in pieno la propria vocazione in questo campo.
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