Come capire se un bambino ha un deficit dell'attenzione?
23 Agosto 2022
Un approfondimento sul deficit dell'attenzione nei bambini
Il deficit dell'attenzione è un particolare disturbo del neuro sviluppo. Si manifesta entro i primi 12 anni di età, e i sintomi hanno una durata di almeno 6 mesi.
Una volta manifestatosi, e diagnosticato con correttezza, il disturbo può protrarsi sino in età adulta, e, così come avviene nei bambini, può comportare delle problematiche nel mantenimento dell'attenzione, oltre che nel controllo del proprio comportamento.
Anche noto come ADHD, dall'inglese, "Attention Deficit Hyperactivity Disorder" ("Sindrome da deficit di attenzione e iperattività"), il deficit si presenta nei bambini con sintomi relativi all'iperattività, alla mancanza di attenzione (o un basso livello di attenzione) e impulsività.
Ma quali sono, nel dettaglio, le cause effettive del deficit dell'attenzione? Come capire se un bambino ne sia affetto? E, più in generale, è possibile guarire dal disturbo?
Cerchiamo di fare chiarezza, approfondendo gli aspetti più rilevanti della questione, ed esaminando, tra le altre cose, i sintomi dettagliati del disturbo.
Deficit dell'attenzione: quali sono le cause?
La medicina ha fatto passi da gigante in ogni ambito, ma l'ADHD, ad oggi, rimane ancora un oggetto "misterioso" - o, perlomeno, parzialmente misterioso.
Cause specifiche non sono ancora note, mentre sono noti, di contro, alcuni fattori definiti in grado di esacerbare, e dunque aumentare le probabilità di emersione, del disturbo.
Un esempio è dato dai fattori genetici, come evidenziato da alcuni studi effettuati su gemelli. Altri fattori hanno a che vedere con la morfologia cereberale, oltre che con traumi o condizioni fisiche e sociali dell'individuo.
Da non trascurare i fattori prenatali (es.: fumo in gravidanza, in grado di provocare ipossia nel feto) e perinatali, ossia interessanti il periodo immediatamente precedente e conseguente la nascita.
Non si esclude che in futuro si possa giungere alla determinazione di una causa definita, ma è certo che, come abbiamo visto in precedenza, i fattori su indicati giochino un ruolo fondamentale nella possibile emersione del problema.
Come capire se un bambino possiede il deficit
Il deficit dell'attenzione, come riportato in precedenza, può manifestarsi con una serie di sintomi legati all'iperattività, alla mancanza di attenzione e all'impulsività.
In linea generale, i bambini che ne siano affetti presentano problemi nel completare attività che richiedano concentrazione, oltre a risultare vivaci in maniera eccessiva. L'ascolto sembra assente, tale da sembrare che qualsiasi cosa venga comunicata non paia essere recepita.
La distrazione è un elemento noto. I bimbi con ADHD si distraggono con estrema facilità, e la loro parlantina può essere continua, tanto da portarli a rispondere anzitempo, a volte in maniera irruenta, a domande poste loro, anche se non terminate.
Per quanto riguarda l'apprendimento, questo può divenire difficoltoso, al punto tale da portarli a "rimanere indietro", non al passo con i compagni di classe. Tutto ciò ha delle ripercussioni in ottica emotiva, tali da portare i bimbi a patire la problematica.
Infine, a proposito dell'età adulta, l'ADHD porta gli individui a non riuscire ad aspettare il proprio turno in una coda, o anche a lavoro.
Va fatta una ulteriore precisazione. La diagnosi di ADHD, secondo il Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders, può avvenire in caso di presenza di 6 o più dei sintomi di impulsività/iperattività citati, o 6 o più dei sintomi di disattenzione descritti.
Guarire dal deficit dell'attenzione: è possibile?
Ad oggi, non pare esservi una cura in grado di eliminare le cause dell'ADHD. Tuttavia, esistono degli approcci con cui trattare il deficit: è possibile ricorrere a farmaci, tra cui il metilfenidato, o a un approccio di tipo terapeutico.
A proposito del trattamento farmacologico, quest'ultimo andrebbe predisposto al termine di una diagnosi, basata sulla somministrazione di test al bambino. Questi permettono di valutare l'effettiva appropriatezza del farmaco (in termini terapeutici), nonché le possibilità di riduzione del rischio del trattamento in sé.
Particolarmente rilevante, nel dettaglio, tentare di comprendere quale sia l'approccio ideale da prediligere, al fine di individuare la strada più favorevole: meglio optare per il trattamento farmacologico o, al contrario, optare per gli interventi di tipo terapeutico?
Arrivare a una simile conclusione è possibile ricorrendo a un follow-up, vale a dire il controllo, prolungato nel tempo, del soggetto affetto dal disturbo. Sia il medico che i famigliari si dovranno occupare del monitoraggio, valutando nel dettaglio i risultati delle terapie prescelte.
Alcuni dati sul deficit dell'attenzione
Stando ai National Institutes of Health americani, una percentuale compresa tra il 70 e l'80% dei bambini, sottoposti a trattamenti specifici, risponde in maniera positiva agli stessi. Avvengono miglioramenti in termini di concentrazione, apprendimento, controllo dei comportamenti impulsivi e, non meno importante, nel rapporto con gli altri bimbi, a scuola come fuori dalle mura scolastiche.
In linea generale, è importante che il bambino sviluppi un rapporto significativo, per quanto possibile prolungato nel tempo, con lo psichiatra infantile. Lo stesso vale per la famiglia, anch'essa interessata dagli effetti, seppur "indirettamente", del disturbo qui descritto.
Il rapporto con lo psichiatra diviene essenziale per uno sviluppo definito di tecniche per la gestione del comportamento del bambino, al fine di aiutarlo a tener sotto controllo il deficit.
Le possibilità per trattare il disturbo non mancano, purché si ricorra ad interventi mirati, affiancati da professionisti del settore, in grado di consigliare al meglio la strada da intraprendere.